giovedì 22 marzo 2012

La maxiperizia - 5) tracce su corpetto e reggiseno

Le analisi riguardano alcuni campioni prelevati dagli indumenti intimi.
Su tutti la componente maggioritaria coincide con la vittima Simonetta Cesaroni.

Per la componente minoritaria su alcuni campioni c'è una riferibilià all'imputato (del resto mai negata dalla difesa) ma in alcuni casi "sono presenti alleli non riconducibili nè alla vittima nè all'imputato".

In alcuni casi "è impossibile stabilire se tali ultimi prodotti siano attribuibili ad una commistione di substrati biologici riconducibili ad almeno altri due soggetti ovvero ad artefatti di polimerizzazione".

In un caso (campione 7) invece, sempre per la componente minoritaria "vi sono alleli attribuibili ad almeno altri due soggetti di sesso maschile... La valutazione del colleggio peritale tiene conto della complessità dei dati ottenuti ed identifica quindi con certezza la presenza di almeno tre soggetti maschili"

Infine per tutti i campioni presi in esame "non è possibile stabilire l'origine tissutale dei medesimi ed il momento della loro deposizione sugli indumenti".

La maxiperizia - 4) il sangue di gruppo A sulla porta

Questo il commento sulle varie conclusioni delle perizie riguardanti il sangue repertato sul lato interno della porta:

"La prima di queste è la più semplice e logica: i dati molecolari appartengono ad un unico soggetto di sesso maschile, di gruppo sanguigno A e di genotipo 1.1/4 al locus DQalfa (e quindi certamente non l'imputato)...
La seconda conclusione è invece un'ipotesi che prevede la presenza di una commistione tra il sangue della vittima ed il materiale biologicodi un maschio di gruppo sanguigno A ed omozigote (1.1/1.1) al locus DQalfa (e quindi certamente non l'imputato)...
Non meritevoli di concreta considerazione le altre possibili ipotesi avanzate"

Importanti le considerazioni sui diversi e distinti reperti del lato interno porta e maniglia:

"Circa le modalità di repertazione delle tracce presenti su questo lato della porta, gli elementi a disposizione dimostrano che i prelievi sono stati eseguiti in maniera separata dalla porta (reperti '12c' e 12e') e dalla maniglia (reperto '12d'), così come risulta dall'elenco dei reperti consegnati ai periti Fiori/Pascali/Destro-Bisol.
La medesima distinzione relativamente alla localizzazione dei prelievi emerge anche dalla successiva perizia di Lago e Garofano (1998) dove venne tentata l'analisi da due minuti residui derivanti dalle precedenti analisi condotte dalla Polizia Scientifica. Tali campioni erano infatti relativi a distinti prelievi eseguiti sulla PORTA (reperto 'A porta') e, rispettivamente, sulla MANIGLIA (reperto 'B maniglia')...
Sulla base di tali elementi, quindi, appare infondata l'ipotesi dei CCTT del PM che prevedono che, a seguito delle unificazione su un'unica garza dei vari imbrattamenti (pag.158), sia stata inavvertitamente formata una commistione di materiale biologico tale da originare i risultati gruppi sanguigni e genetici ottenuti dai periti".

Conclusioni:

"L'imbrattamento ematico è attribuibile ad un soggetto maschile di gruppo sanguigno A e di genotipo 1.1/4 quindi certamente non all'imputato Busco Raniero"

La maxiperizia - 3) Lesione sul seno sinistro (ex 'morso')

Dopo aver letto e vagliato tutte le considerazioni medico legali dell'epoca in cui il 'morso' appare come una "possibile ipotesi e nulla più", considerando i pareri dei consulenti dell'accusa:

"propongono una ricostruzione che ci appare inverosimile: "La persona che , con ogni verosimiglianza, si trovava a cavalcioni del corpo della Cesaroni, stante quest'ultimo supino sul pavimento l'uno di fronte all'altro, e con la testa leggermente ruotataverso destra su di un piano sagittale, ha inferto con energia una morso sul capezzolo sinistro della Cesaroni lasciandovi delle lesioni cutaneee provocate dai suoi denti" Sennonchè i denti che accreditano i Consulenti sarebbero quelli dell'arcata inferiore dell'autore. Ma ciò appare fisicamente impossibile ad un essere umano... bisognerebbe accreditare a costui capacità contorsionistiche del tutto particolari, in quanto il capo avrebbe dovuto letteralmente ruotare alla sua destra fino quasi a capovolgersi sul collo"


Poi:

"Tutte le spiegazioni lette e direttamente ascoltate per accreditare l'azione di un morso non convincono, anche perchè cozzano regolarmente contro la scarna ma precisa ed univoca descrizione del CTU il quale così si esprime: "l'impianto del capezzolo di sinistra, nel suo versante supero-mediale, appare interessato rispettivamente da 2 discontinuazioni tuttaffatto superficiali, contigue, linearmente disposte in continuità". Dunque anche a cercare, si parla di due piccole escoriazioni contigue e nulla più... Una conclusione del genere non è accettabile e la Letteratura scientifica è concorde, specialmente quella più moderna a partire dal 2005".

Per concludere:

"Infine, ci si potrebbe chiedere: ma se non è un morso, cosa potrebbe essere?... Potrebbe essere di tutto, visto che le piccole escoriazioni non figurate possono essere prodotte da un'infinità di cose per cui anche un'unghiatura per una strizzata al capezzolo tra pollice e indice, agendo sulla cute la sola unghia del pollice... E più in generale potrebbe trattarsi anche di escoriazioni causate da un'oggetto appuntito, magari lo stesso che ebbe a produrre l'escoriazione lineare alla base anteriore destra del collo».

La maxiperizia - 2) causa e mezzi che produssero la morte

"La causa della morte della giovane è del tutto scontata e senza il minimo dubbio va riferita allo shock emorragico".

Dopo un'analisi delle ferite, considerazioni sulla probabile arma del delitto:

"Concludendo, è possibile che si sia trattato di un tagliacarte da scrivania, oggetto acuminato, dai margini sufficientemente acuti ma non taglienti e facce ordinatamente piatte, con lame poco robuste, generalmente lunghe non meno di 10-12 cm e larghe circa 1 cm".

La maxiperizia - 1) Orario della morte

Innanzi tutto occorre evidenziare una cosa ovvia ma importante: i periti Corrado Cipolla d'Abruzzo, Paolo Fattorini, Carlo Previderè che hanno redatto la perizia sono stati nominati dai Giudici della Corte d'Appello. Quindi non sono periti dell'accusa o della difesa, ma super partes.

Orario della morte

Queste a grandi linee le considerazioni dei periti:

- una lunga trattazione su fenomeni mortali e post-mortali
- dai dati meteorologi del 7 agosto 1990
- analisi del contenuto gastrico considerato inattendibile ai fini della datazione della morte
- attendibilità delle dichiarazioni sulle telefonate pomeridiane che vedrebbero Simonetta ancora viva dopo le 17.45
- ulteriore lasso temporale per l'intera dinamica omicidiaria

concludono:

"A questo punto l'orario della morte si collocherebbe tra le 18 e le 19 circa di quel 7 agosto 1990.
Se appena un poco prima, se poco dopo, non si può precisarlo ove si ragioni in base alle comuni conoscenze scientifiche, oltretutto rapportate a quei pochi dai medico legali disponibili."

lunedì 19 marzo 2012

Le tracce di sangue di gruppo A

Ci sono ancora tanti dettagli che proprio non tornano in questa vicenda di via Poma e nella relativa condanna in primo grado di Raniero Busco.
Uno in particolare ha fatto la differenza tra un verdetto di innocenza o di colpevolezza: l'annulamento come prova delle tracce di sangue di gruppo A trovate sulla scena del crimine (ricordiamo che sia la vittima che Busco hanno sangue di gruppo 0).

Partiamo dalla fine, da come tali tracce siano state minimizzate e ridotte al nulla nelle motivazioni della sentenza di primo grado:

"Circa quest'ultima traccia, la presenza di materiale maschile potrebbe ricondursi ad una sovrapposizione di fluidi biologici sangue/sudore, legata alla stessa azione tamponante esercitata per il prelevamento delle diverse striature ematiche, in un'area della porta contigua alla maniglia, il ché avrebbe comportato l'asportazione di tracce biologiche pregresse, indipendenti dall'omicidio... Ciò detto, a parere della Corte, le tracce ematiche di gruppo A sulla parte interna della porta e sulla tastiera del telefono devono ritenersi ininfluenti rispetto al compendio probatorio acquisito. Ed in particolare, sia per la traccia interna sulla porta (prelevata unendo insieme la traccia presente sulla porta e quella presente sulla maniglia), sia per la traccia sulla tastiera del telefono, non possono escludersi, ma anzi devono ritenersi probabili, fenomeni di contaminazione, trattandosi di oggetti naturalmente destinati ad essere toccati da altre persone".

Dunque 2 concetti smontano la traccia di sangue di gruppo A:
Punto 1: una possibile contaminazione con tracce pregresse su maniglia e tastiera per via del fatto che sono oggetti di uso comune
Punto 2: il fatto che il sangue sulla porta e sulla maniglia era stato unito e repertato in un'unica tamponatura e quindi, per il Punto 1, contaminato e inutilizzabile.

Partiamo dal punto2, presupposto del teorema che annullerebbe la validità della prova.
Perizie alla mano, non risulta vero.
E questo fatto è facile da dimostrare, tanto facile che è quasi incredibile di come sia potuto arrivare sin lì.

Queste le foto della tracce di sangue di gruppo A, tanto per rendersi conto di cosa stiamo parlando:



Ora partiamo a ritroso, perchè se la sentenza contiene questo teorema, è successo perchè qualcuno durante il dibattimento lo ha sostenuto.

La Pm Ilaria Calò, durante la requisitoria dice:

'Il campione di sangue, in effetti molto copioso sul lato interno, fu repertato con un unico pezzettino di cotone garza, sia sulla maniglia che sulla porta, il che ha contaminato l'analisi, perchè la maniglia è un oggetto che evidentemente viene toccato da tutti e quindi, a differenza della porta, recava tutte le tracce delle precedenti contaminazioni, quindi mischiare il reperto porta con il reperto maniglia ha sostanzialmente alterato gli esiti dell'analisi.'

Ma da chi viene sostenuta ancora prima questa questa tesi?

Leggiamo la deposizione del Maresciallo Ordinario Flora De Angelis (Polizia Giudiziaria del Tribunale di Roma) nell'udienza del 7 maggio 2010:
'Allora, quello rilevato all'interno era un campione falsato, dal fatto che all'epoca il prelievo venne fatto con un tassello imbevuto di acqua distillata e praticamente venne preso sia quello sulla porta che sulla maniglia, per cui non era più possibile... era alterato, era contaminato, non ...'


Leggiamo poi cosa dice in proposito il maggiore Pizzamiglio:
"Per quello che siamo riusciti a costruire con il Pubblico Ministero verosimilmente questo tamponcino è stato usato per pulire, vedete, tutte queste strisciate che ci sono sulla porta... quindi è molto verosimile supporre che questo tamponcino sia stato usato per pulire tutta quella superficie"


Verosimile?
Ora verifichiamo direttamente sulle perizie.

Dopo una prima perizia dei CCTT Pollo Poesio-Dallapiccola (1-10-1990) in cui si sostiene genericamente che la traccia è stata sottoposta ad analisi per il sistema sanguigno AB0 e ha dato esito positivo per il gruppo A (di cui documentiamo le conclusioni)


ne arriva un'altra sottoscritta dai CCTT Fiori-Pascali-Destro Bisol (3-4-1991) in cui si descrivono i reperti:


REPERTI DISTINTI (porta e maniglia) DUNQUE.
Queste le conclusioni di questa perizia:



Ma non è finita qui. Dopo un'altra perizia dei CCTT Fiori-Pascali-Cortese (28-4-1992) (di cui documentiamo le conclusioni)

e dei CCTT Dallapiccola-Spinella (1-6-1992) (di cui documentiamo le conclusioni)


nel 1999 una nuova perizia a firma Garofano-Lago ci descrive nuovamente i reperti da analizzare:



ANCORA UNA CONFERMA DI REPERTI DISTINTI (porta e maniglia).

Queste le conclusioni di quella perizia:



Nascono tante domande a fronte di queste conclusioni:
- è ancora disponibile il dna estratto da queste analisi? E' stato mai comparato poi con qualche dna di sospettati/indagati?
- perchè Garofano, perito dell'accusa e presente in aula, non ha parlato di questa sua analisi del 1999?
- e come mai non si è sentito in dovere di segnalare che i reperti erano distinti, nè in aula nè successivamente in una delle tante trasmissioni televisive che l'ha visto ospite o conduttore?

Domande che nessuno fa e a cui nessuno risponderà mai.
Così torniamo, impotenti e rassegnati, a leggere quelle righe della sentenza di primo grado:


Ed ecco come succede che un fatto NON VERO, ripetuto tante volte, diventati una VERITA'.


Passiamo ora al punto 1: una possibile contaminazione con tracce pregresse su maniglia e tastiera per via del fatto che sono oggetti di uso comune.

Questa la conlusione da parte del perito L. Garofano in relazione alla possibile contaminazione dei reperti:
"In tale quadro non può comunque escludersi che la limitatissima componente maschile rinvenuta su questo materiale possa ricondursi a tracce pregresse, già presenti sulla porta, ovvero una possibile contaminazione nel corso dei prelievi"

Leggiamo cosa dice a riguardo anche il Maggiore Pizzamiglio in uno stralcio dal senso un pò confuso:


E' difficile contestare un'opinione resa da periti così autorevoli, ma non è forse vero che questo dubbio sulla contaminazione con tracce pregresse è applicabile a qualsiasi caso di omicidio?

E poi bisognerebbe chiarire se i risultati delle analisi effettuate con il sistema di rilevazione AB0, con cui è stato rilevato sangue di gruppo A, funziona solo per il sangue o anche per il sudore.
Quando si legge sulla perizia 'sangue gruppo A' perchè dovrebbero riferirsi a tracce di sudore?

Viceversa il fatto davvero decisivo che ci fa credere alla validità di queste prove è che (come è stato riconosciuto dalla stessa accusa) anche su un telefono dell'ufficio vengono rinvenute tracce di sangue di gruppo A. Telefono che durante questi anni SPARISCE (ce lo conferma la stessa PM Ilaria Calò) e quindi non è più utilizzabile per le analisi più avanzate.

Pur riconoscendone la validità, l'accusa ribadisce il concetto usato per la maniglia: sul telefono erano state trovate tracce di sangue di tipo A, ma anche per il telefono vale il discorso che si tratta di un oggetto di uso comune e viene manipolato da un elevato numero di persone, per cui anche questi esiti delle analisi si possono considerare nulli.


In più di un'occasione si attesta la tesi accusatoria argomentando con un secco: "L'unico DNA presente sulla scena dell'omicidio appartiene all'imputato (reggiseno e corpetto)".

Perchè non si prende in considerazione anche questa prova macroscopica?

Secondo la ricostruzione dell'accusa, prima del ritrovamento del cadavere, in quell'appartamento entrarono solo 3 persone: la vittima, Raniero Busco e Petrino Vanacore. Tutti e 3 soggetti con gruppo sanguigno 0.

Di chi era allora il sangue di gruppo A maschile?


Gabriella Schiavon

venerdì 9 marzo 2012

Tracce di assassino

Sarebbe bello scoprire, come d’incanto, che vi è una traccia, una traccia di sangue, un profilo
genetico quasi completo, che conduce all’assassino.
Sembra impossibile... eppure ...

La storia comincia il 27 agosto 1990.
Mirco Vanacore, ultimogenito di Pietrino, è a Roma da alcuni giorni. Ha raggiunto il fratello Mario
e la matrigna in via Poma, nella casa dei portieri. Serve unità nella famiglia sconvolta dal sospetto
che il padre rinchiuso nel carcere di Regina Celi, possa essere l’assassino di Simonetta Cesaroni.
C’è anche chi sospetta che loro stessi siano in qualche modo coinvolti nel delitto, o anche soltanto
consapevoli delle colpe del padre.
Mirco sicuramente non lo crede.
Spostandosi in ascensore sulla scala B nota su di un vetro interno due piccole macchie rossastre,
tutt’altro che invisibili, entrambe con uno sbaffo laterale.
Sembra decisamente sangue, e in quel palazzo è avvenuto un fatto di sangue.
Mirco avvisa immediatamente la matrigna che non esita – si noti, non esita – a chiamare l’avvocato De Vita, il difensore del marito, che a sua volta non esita ad informare la Questura.
Gli agenti si precipitano sul posto. Arriva anche Catalani.

Rimuovono il vetro ed ispezionano il vano ascensore fino al piano interrato, dove scorgono degli
stracci e altre tracce sul muro, sempre rossastre, sempre meritevoli di essere asportate.
Se quello fosse sangue, si avrebbe un indizio in più che l’assassino conosce molto bene i luoghi,
tanto da usare l’ascensore per portarsi in cantina, forse per servirsi di un luogo protetto dove
organizzare al meglio... “la fuga col fagotto”.
Si scopre lo stesso giorno che le cantine sono comunicanti fra scala B e scala F, che forse ci sono
percorsi alternativi all’uscita dalla porta della scala B.

Gli inquirenti, però, hanno un solo territoriale in mente, Pietrino Vanacore, e non si curano di
considerare la collaborazione dei famigliari nel rinvenimento delle tracce in ascensore, come un
elemento a favore della loro buona fede e quindi anche dell’indiziato.

Catalani ha fretta di avere risultati certi.
Il 3.9.90 incarica i prof. Arturo Pollo Poesio e Bruno Dallapiccola di analizzare i reperti sequestrati
nell’ascensore ma anche altre tracce fra cui quella di sangue sulla porta della stanza del delitto.
Catalani precisa:
L’esame deve comprendere anche la caratterizzazione molecolare (analisi DNA), a condizione che detto esame sia ripetibile per ogni singolo reperto

Il giudice non vuole rischiare di sprecare inutilmente e irrimediabilmente delle tracce organiche.
Deve tener conto che in quegli anni sono in via di perfezionamento le tecniche di analisi del DNA e
non si può escludere che li a poco siano possibili esami sempre più discriminanti.

Il 12.9.90, appena 9 giorni dopo l’incarico, i due consulenti forniscono per iscritto una prima
valutazione dei reperti.
Il sangue sulla porta sul lato interno è di gruppo A (saranno i primi a dirlo) ma, aggiungono i periti, non può procedersi oltre per non compromettere la ripetibilità dell’analisi, come aveva raccomandato il giudice.
E ora il vetro.
Le due tracce che per primo vide Mirco Vanacore sono di sangue umano e sono contrassegnate con i numeri 1 (quella nella parte inferiore del vetro) e 2 (quella superiore).




Tuttavia soltanto sulla n 2 vengono eseguite analisi di tipizzazione. Diranno in seguito i periti che sulla traccia n. 1 non era stata eseguita l’analisi del DNA (presumibilmente per non esaurire il campione).
Il ragionevole proposito di conservare campioni per future analisi, come richiesto da Catalani, e
la ovvia (ma ahimè sbagliata) deduzione che la traccia n. 1 provenisse dal medesimo soggetto,
conduce alla fatale decisione di preservare il contenuto di sangue della traccia n. 1.
Avessero saputo!

L’1.10.90 giunge la relazione conclusiva in cui si legge:
La goccia di sangue prelevata dal vetro dell’ascensore (sappiamo essere la traccia n. 2) dopo raschiamento con bisturi (l’asportazione è dunque totale).....tale procedura ha permesso di recuperare 125 ng di DNA."
Più avanti:
Il DNA estratto dal sangue della vittima e dalla traccia prelevata dal vetro dell’ascensore è stato analizzato per 7 polimorfismi ad elevato PIC (polymorphism information content) cioè un alto grado di variabilità interindividuale nella popolazione generale. Come tali sono particolarmente idonei alla caratterizzazione genotipica individuale
Infine i periti concludono:
La probabilità congiunta di aploidentità, cioè la probabilità che i due campioni appartengano ad una stesso soggetto, sulla base delle analisi effettuate è risultata di 99.53%"

Sperava altro Catalani.
Sperava che l’indicazione di un aggressore che si era ferito, tratto da quelle prime informazioni sul sangue della porta, fossero ribadite, e con maggior dettaglio, da analoghe risultanze sul vetro.
Invece no, era sangue della vittima, indiscutibilmente.
Catalani tenta ancora con altri consulenti di rinnovare le analisi del sangue sulla porta – incarico a
Fiori, Pascali e Destro-Bisol del 30.10.90 – raggiungendo risultati più dettagliati, ma non risolutivi.
Esplora ipotesi di commistione con il sangue di Simonetta, inseguendo nuovi sospettati – Federico Valle, senza successo.
Il vetro, che ora contiene una sola traccia – la n. 1 – (la n. 2 è stata completamente abrasa) e che gli inquirenti ritengono (erroneamente) appartenere della vittima, viene momentaneamente archiviato.

Passano 14 anni.
Un nuovo giudice sta esaminando con rinnovata passione le carte dell’inchiesta.
Si chiama Roberto Cavallone.
Parla con Claudio Cesaroni, pranza con lui, un anno prima che il papà di Simonetta torni da sua figlia.
Ma le carte sembrano dire tutto e niente e anche le perizie, ripetute più volte, criticate e
contraddette, fan venir voglia di ricominciare dall’inizio, di fare “tabula rasa”.
Ci si affida principalmente alla scienza che, si dice, ha fatto passi da gigante.
Si riprendono i vecchi reperti e se ne trovano di nuovi mai esaminati prima (corpetto e reggiseno).
Si decide di riesaminare anche il vetro.
Le analisi vengono affidate ad un collegio di periti: Garofano, Pizzamiglio, Moriani.
La traccia n. 2 non c’è più, constatano i periti, documentandolo con una fotografia.
La traccia n. 1 c’è ancora, parziale dicono i periti, ma dalla foto pare integra o comunque del tutto
somigliante a come era nel 1990.


Una prima relazione riepilogativa delle vecchie analisi sentenzia:

"Traccia n. 2 (vetro ascensore) gruppo sanguigno di fenotipo 0 e DNA di genotipo HLA DQ Alfa 4.4 oltre ad altri marcatori genetici che coincidono con quelli della vittima. "

Sarebbe stato meglio, per chiarezza, specificare anche la percentuale del 99,53%, ad evitare che qualcuno poi si confonda.
Magari un giornalista disattento, oppure un blogger, oppure... un Giudice.

Leggiamo le conclusioni contenute nelle Motivazioni della sentenza di corte d’assise di condanna di Raniero Busco:
Le tracce di sangue presenti sul vetro dell’ascensore erano risultate essere effettivamente sangue appartenente al gruppo 0, corrispondente tanto a quello della vittima che a quello del Busco, e tipizzato con il genotipo Delta Q Alfa 4.4, anch’esso comune alla vittima e all’imputato."

E’ una deduzione completamente sbagliata delle conclusioni peritali del 1990. Oltretutto riferendo il solo dato parziale, il giudice allude ad una possibilità inesistente e cioè che il sangue possa appartenere allo stesso Raniero Busco.
Il sangue è indiscutibilmente della vittima!
Questo è il dato processuale, mai contestato e quindi assolutamente fuori discussione.

Cosa può aver indotto il giudice a travisare le risultanze peritali del 1990 e perché non fa cenno in
sentenza alle analisi sul vetro fatte dai RIS?
La perizia condotta da Garofano Pizzamiglio e Moriani e cioè quella in cui si narra abbondantemente degli esami su corpetto e reggiseno, dedica un breve spazio al vetro dell’ascensore, e neanche si cura di specificare che si tratta della traccia di sangue n. 1, quella che stava 30 cm. sotto la traccia di sangue n. 2 identificata nel 90 come appartenente a Simonetta Cesaroni.

I periti liquidano la traccia in quattro righe:
un profilo genetico maschile ignoto e quindi non corrispondente ad alcuno degli individui oggetto della presente consulenza (forse la lista dei 31 nda) è invece emerso dalle tracce residue di natura ematica, ancora presenti sul vetro dell’ascensore."

L’informazione cruciale di un profilo genetico maschile rinvenuto sul medesimo reperto (vetro) in cui si è accertata la compresenza del sangue della vittima, viene sepolto fra migliaia di pagine che trattano di tutt’altro, con la sola notazione che il profilo non corrisponde a quello degli indagati.

Il 7 luglio 2010 durante l’udienza che si occupa per la prima volta delle prove scientifiche e la volta del maggiore Pizzamiglio.
Arriva il momento di parlare del reperto “vetro ascensore” di quelle due tracce di cui ne è rimasta una sola analizzabile.
.. qui sui due ….due diversi punti, già analizzati dai precedenti reperti (intende
ovviamente “periti” n.d.a.) diciamo che nella zona contrassegnata dal numero 2, era stato
completamente asportato tutto, quindi abbiamo provato in vario modo ma non siamo riusciti ad ottenere materiale genetico, invece da quella piccola striscettina di sangue, che in gran parte era gia stata portata via (questo non risulta affatto n.d.a.), abbiamo ottenuto un profilo sempre anche qui del Dna umano.
Anche in questo caso ce ne era molto di meno, abbiamo ottenuto un profilo quasi completo, che ci portavano a un altro soggetto di sesso maschile ignoto, diverso da quello del tavolinetto."

Ed ecco le deduzioni del maggiore:
"A questo punto è nata una prima esigenza investigativa soprattutto per quel che riguardava il vetro sul ... il sangue sul vetro dell’ascensore, che sebbene fosse stato trovato qualche settimana dopo il rinvenime... il rinvenimento del cadavere, quindi non era contestuale quel ... quel ... quel rinvenimento appunto del ... della vittima."

Eppure definire 'non contestuale' una traccia di sangue adiacente ad un'altra traccia di sangue di Simonetta pare alquanto azzardato.

Sembra quasi che Pizzamiglio voglia dare ad intendere che poiché le tracce sono state scoperte
dopo il delitto e appartengono a soggetto ignoto, possano essere estranee all’omicidio di Simonetta.

Argomentazione che crollerebbe miseramente se solo si accennasse al fatto delle analisi del 90
sulla traccia n. 2.

Ma a Pizzamiglio non viene in mente, per cui prosegue raccontando dei tentativi infruttuosi di associare quella traccia ad alcuni dei sospettati e poi ad altri ancora che nel corso di diciotto mesi gli vengono sottoposti.
In un batter d’occhio si ritrova a parlare dei calzini e abbandona l’argomento vetro.
Per una buona ora si parla degli esami sugli indumenti della vittima, di alleli e loci che promettono bene.
Segue una pausa e alla ripresa Pizzamiglio inizia con un riassunto che lo porta a dire:
...la maggior parte delle tracce ematiche rinvenute sul luogo del reato erano riferibili alla
vittima, compresa quella sul vetro dell’ascensore...
Era ora.

Finalmente Pizzamiglio accenna al sangue di Simonetta che si trovava sul vetro, la traccia n. 2, ma come prima aveva parlato della traccia 1 ignorando la 2, ora parla della traccia 2 ignorando la 1.
Sembra quasi non si voglia far capire.

Pizzamiglio non dice altro sul tema e nessuno degli avvocati compreso Loria richiede chiarimenti.

Il reperto “vetro ascensore” torna in archivio, forse per sempre.
La traccia di sangue che ha condotto al profilo genetico di un uomo diverso da quelli confrontati
dai RIS (e sarebbe bene avere contezza precisa a quali e quanti profili fu fatto il confronto), di un
uomo che quasi sicuramente stava trasportando i vestiti imbrattati del sangue di Simonetta – traccia 2 – e del suo sangue – traccia 1 – rimane ignorata da tutti, e forse continuerà ad essere ignorata malgrado questo articolo.

Bruno Arnolfo