venerdì 27 aprile 2012

ASSOLTO

La Pima Corte di assise di appello di Roma alla pubblica udienza del 27 aprile 2012 ha pronunziato e pubblicato mediante lettura del dispositivo la seguente sentenza:

Visto l'articolo 605 c.p.p.
in riforma della sentenza emessa dalla Corte di assise di Roma in data 26/1/2011, appellata dai difensori dell'imputato, ASSOLVE Busco Raniero dal reato ascrittogli PER NON AVER COMMESSO IL FATTO: fissa in giorni 90 il termine per il deposito della motivazione.


martedì 24 aprile 2012

Clamorosa intervista di Raffaella Fanelli all'avv. Molinaro

Da 'OGGI' una clamorosa intervista di Raffaella Fanelli all'avv. Molinario, ex avvocato della famiglia Cesaroni: "Prima si trova l'imputato, poi si costruiscono le prove"

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lunedì 23 aprile 2012

Dichiarazione di Raniero Busco

Voglio riafermare che volevo bene a Simonetta. Naturalmente non posso sapere come si sarebbe conclusa la nostra storia ma non avrei mai pensato di fare del male alla mia compagna e inorridisco al solo pensiero che qualcuno possa pensare che io abbia provocato la morte di Simonetta. Quando ho saputo della sua morte ho provato lo stesso dolore che ho sentito quando e' morto mio padre. E quando sono stato condannato in primo grado. Non tanto per la condanna in se, anche se è mostruosa, ma quanto per il fatto che i giudici mi abiano ritenuto capace di un delitto così incredibile. Da voi mi aspetto il riconoscimento della mia innocenza.

mercoledì 18 aprile 2012

Il mollettone

Alla storia del mollettone non crede nessuno.
Eppure quel piccolo oggetto, scartato e accantonato frettolosamente, potrebbe giustificare, da solo, i segni trovati sul seno di Simonetta e quel graffio alla base del collo.


La logica ha fatto da padrona durante il processo di primo grado (le famose "deduzioni logiche") ma una delle cose logiche, in grado di essere dimostrata, è stata trascurata.
"Forse è un morso" aveva detto il prof. Carelle Prada.
"Non è assolutamente un morso" ha affermato, quasi un mese fa, il prof. Cipolla D'Abruzzo, non un morso umano almeno! (un criceto?)

Forse hanno ragione tutti e due.
Quel curioso e innocuo oggetto, con cui le ragazze si tenevano e si tengono ancor oggi i capelli e dall'impressionante somiglianza alle arcate dentarie dell'essere umano, può aver dato il via all'incubo di Raniero Busco. Al contrario, se preso nella giusta considerazione, avrebbe potuto aiutare a trovare il bandolo della matassa.
In aula, il prof.Cipolla D'Abruzzo, ha detto che quelle lesioni, al seno e al collo, sono state prodotte nello stesso momento ed ha anche onestamente ammesso di non sapere come e da cosa fossero state inferte.
Una cosa, in particolare, lo ha fatto impazzire: la crosticina siero-ematica riscontrata sulle escoriazioni, sia sul seno che sul collo. Per far si che la crosticina si formasse ci sono voluti alcuni minuti o anche di più e questo significa, a rigor di logica (di nuovo la logica), che le coltellate sono state inferte dopo quel lasso di tempo.
Questa teoria aprirebbe scenari inquietanti. Infatti significherebbe che, dopo il colpo che ha tramortito Simonetta, facendola cadere, l'assassino si è fermato per un tempo non definito, ha riflettuto, forse ha chiesto aiuto e solo in seguito sono state inferte le stilettate, non di impeto ma lucidamente.
Quel piccolo oggetto sarebbe stato in grado di dare qualche certezza in più rispetto al marasma di ipotesi fatte e non riscontrate.
Dunque: Simonetta ha il mollettone fra i capelli; le escoriazioni sul seno indicano che lei fosse seminuda (almeno nella parte superiore del corpo); era sicuramente in piedi e non supina, per il semplice motivo che il mollettone è stato ritrovato sul pavimento, aperto in due, rotto... e si è potuto rompere solo se la ragazza, in seguito al violento colpo al viso, lo avesse perso e ci fosse caduta sopra ferendosi, contemporaneamente, al seno e al collo per l'azione dei "denti" di quella "bocca" non umana. A questo punto l'assassino ha creduto di averla uccisa, è stato preso dal panico e, solo in seguito, ha pensato bene di "finire il lavoro", aiutato oppure no.
Le crosticine siero-ematiche hanno avuto, in quell'intervallo, il tempo di formarsi.

Con un semplice calcolo, si sarebbe potuto stabilire il tempo trascorso tra il determinarsi delle escoriazioni e i colpi di tagliacarte. Ma chi avrebbe avuto motivo di comportarsi in quel modo? Non certo il fidanzato che, logicamente (ancora!), dopo lo schiaffone e credendola morta, sarebbe sicuramente fuggito a gambe levate. Nessuno legato affettivamente a Simonetta, avrebbe potuto pensare di infliggere, freddamente e con inaudita barbarie, delle coltellate post mortem!

E' stata l'opera di uno psicopatico? E' stato depistaggio? Questo avrebbero dovuto cercare di capirlo coloro che, in questi lunghissimi anni, si sono alternati nella conduzione delle indagini.

Nunzia Palladino

La superperizia - versione integrale

Riportiamo qui i link al documento integrale della Superperizia, pubblicati sul sito 'Il Punto Cronaca'


Parte1
Parte2
Parte3
Parte4
Parte5

martedì 10 aprile 2012

Il giallo del campione biologico di Busco.

Durante le verifiche sulla documentazione relativa ai campioni biologici comparativi
delle tracce su corpetto e reggiseno, i periti nominati dai Giudici della Corte
d'Appello hanno ritenuto importante segnalare un'anomalia.

Esaminando il campione 38B relativo al file "004_rep_38_3301_00_RG_RM.fsa" segnalato
appartenente a Busco Raniero, si accorgono che risultava in corso di analisi (ettroforesi capillare) in data 16/11/2004. I files furono analizzati dai periti con l'ausilio del software GeneMapper versione 3.2.1.

Le analisi dei cinque campioni prelevati a Raniero Busco sono documentate con queste date:

- primo prelievo data 6/12/2004 ed è giunto ai laboratori dei RIS di Parma il 3/1/2005
- secondo 16/2/2005
- terzo 5/5/2005
- quarto 20/6/2005
- quinto 2/12/2005

Quindi l'analisi risulterebbe ANTECEDENTE alla data del primo campione disponibile di
Raniero Busco. Cosa ovviamente impossibile. Non si può utilizzare un campione per un'analisi prima di averlo ricevuto.

In aula, il 27 marzo scorso, riformulata l'anomalia dal Pubblico Ministero, il maggiore Pizzamiglio (consulente in primo e secondo grado dell'accusa), ha fornito una spiegazione.
Ha sostenuto che la documentazione riportava una data sbagliata (in realtà lui sostiene che la data corretta sia il 21/5) a causa di un baco informatico della versione 3.2.1 del software.
E che la casa produttrice aveva rilasciato la versione successiva certificata e priva di bachi (versione ID X) con la quale, lui sosiene, si visualizza la data corretta.

Auspichiamo che venga fatta luce su questa questione che, se confermata, aprirebbe nuovi e inquitanti scenari sulla vicenda.

Gabriella Schiavon