mercoledì 18 aprile 2012

Il mollettone

Alla storia del mollettone non crede nessuno.
Eppure quel piccolo oggetto, scartato e accantonato frettolosamente, potrebbe giustificare, da solo, i segni trovati sul seno di Simonetta e quel graffio alla base del collo.


La logica ha fatto da padrona durante il processo di primo grado (le famose "deduzioni logiche") ma una delle cose logiche, in grado di essere dimostrata, è stata trascurata.
"Forse è un morso" aveva detto il prof. Carelle Prada.
"Non è assolutamente un morso" ha affermato, quasi un mese fa, il prof. Cipolla D'Abruzzo, non un morso umano almeno! (un criceto?)

Forse hanno ragione tutti e due.
Quel curioso e innocuo oggetto, con cui le ragazze si tenevano e si tengono ancor oggi i capelli e dall'impressionante somiglianza alle arcate dentarie dell'essere umano, può aver dato il via all'incubo di Raniero Busco. Al contrario, se preso nella giusta considerazione, avrebbe potuto aiutare a trovare il bandolo della matassa.
In aula, il prof.Cipolla D'Abruzzo, ha detto che quelle lesioni, al seno e al collo, sono state prodotte nello stesso momento ed ha anche onestamente ammesso di non sapere come e da cosa fossero state inferte.
Una cosa, in particolare, lo ha fatto impazzire: la crosticina siero-ematica riscontrata sulle escoriazioni, sia sul seno che sul collo. Per far si che la crosticina si formasse ci sono voluti alcuni minuti o anche di più e questo significa, a rigor di logica (di nuovo la logica), che le coltellate sono state inferte dopo quel lasso di tempo.
Questa teoria aprirebbe scenari inquietanti. Infatti significherebbe che, dopo il colpo che ha tramortito Simonetta, facendola cadere, l'assassino si è fermato per un tempo non definito, ha riflettuto, forse ha chiesto aiuto e solo in seguito sono state inferte le stilettate, non di impeto ma lucidamente.
Quel piccolo oggetto sarebbe stato in grado di dare qualche certezza in più rispetto al marasma di ipotesi fatte e non riscontrate.
Dunque: Simonetta ha il mollettone fra i capelli; le escoriazioni sul seno indicano che lei fosse seminuda (almeno nella parte superiore del corpo); era sicuramente in piedi e non supina, per il semplice motivo che il mollettone è stato ritrovato sul pavimento, aperto in due, rotto... e si è potuto rompere solo se la ragazza, in seguito al violento colpo al viso, lo avesse perso e ci fosse caduta sopra ferendosi, contemporaneamente, al seno e al collo per l'azione dei "denti" di quella "bocca" non umana. A questo punto l'assassino ha creduto di averla uccisa, è stato preso dal panico e, solo in seguito, ha pensato bene di "finire il lavoro", aiutato oppure no.
Le crosticine siero-ematiche hanno avuto, in quell'intervallo, il tempo di formarsi.

Con un semplice calcolo, si sarebbe potuto stabilire il tempo trascorso tra il determinarsi delle escoriazioni e i colpi di tagliacarte. Ma chi avrebbe avuto motivo di comportarsi in quel modo? Non certo il fidanzato che, logicamente (ancora!), dopo lo schiaffone e credendola morta, sarebbe sicuramente fuggito a gambe levate. Nessuno legato affettivamente a Simonetta, avrebbe potuto pensare di infliggere, freddamente e con inaudita barbarie, delle coltellate post mortem!

E' stata l'opera di uno psicopatico? E' stato depistaggio? Questo avrebbero dovuto cercare di capirlo coloro che, in questi lunghissimi anni, si sono alternati nella conduzione delle indagini.

Nunzia Palladino

1 commento:

  1. trovo le deduzioni dell'articolo assolutamente logiche e realistiche.

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