sabato 11 giugno 2011

APPELLO difesa Busco: una perizia sul morso

"Raniero Busco non ha ucciso Simonetta Cesaroni. Le nostre convinzioni non sono state scalfite per nulla dalla sentenza di primo grado. Il giudizio della corte d'assise a nostro avviso e' immotivato. Speriamo che l'appello rimetta le cose a posto".

Per l'avvocato Paolo Loria, difensore dell'ex fidanzato di Simonetta, condannato a 24 anni di carcere per il delitto avvenuto nell'ufficio dell'Aiag, in via Poma, il 7 agosto del '90, la corte d'assise d'appello di Roma dovra' "rinnovare parzialmente il dibattimento" disponendo, in particolare, una perizia sulla dentatura di Busco.

"Raniero e' stato ritenuto colpevole - ha spiegato il penalista - perche' e' stato riscontrato il suo dna sul corpetto e sul reggiseno della vittima, in misura maggiore in corrispondenza del capezzolo del seno sinistro. Ma la contestualita' tra il morso sul seno e l'evento morte, e l'attribuzione a Busco dell'impronta lasciata dai denti sono dei passaggi logici fatti sulla base di un risultato tecnico che non sta in piedi. Per questo ne chiediamo un altro. Perche' cosi' quell'impronta, a nostro parere, e' sovrapponibile con la dentatura di chiunque.
E non solo con quella di Busco".

Quanto al movente dell'omicidio, per Loria, "non sta ne' in cielo ne' in terra" che l'allora giovane operaio impiegato all'aeroporto di Fiumicino volesse partire da solo per le vacanze estive e che, quindi, i rapporti con l'allora sua fidanzata si fossero guastati. La difesa chiedera', dunque, ai alla corte d'assise d'appello l'acquisizione del foglio presenze dell'epoca affinche' "venga fatta chiarezza":
"Busco fino al 17 di agosto del '90 doveva lavorare".

Per la difesa, poi, non convince la tesi di un incontro amoroso tra Busco e Simonetta in via Poma, poi degenerato tragicamente, sulla base di una telefonata che la vittima ricevette a casa, all'ora di pranzo, prima di recarsi per l'ultima volta negli uffici dell'Aiag:
"Non c'e' nessuna prova che sia stato Busco a chiamare. Cosi' come mancano decine di altre prove nella ricostruzione di quel giorno"
.

La conclusione, per la difesa, e' che la corte d'assise ha sposato l'impostazione accusatoria, anche se frutto di "ipotesi, connessioni, presunzioni totalmente sfornite di prova".

(AGI) Cop
link all'articolo

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.