sabato 5 marzo 2011

La certezza della prova

Ieri nel programma pomeridiano di Paola Perego si è tornati a parlare dell'omicidio di via Poma. Per ribadire lo sconcerto e lo sgomento di fronte alla condanna di Raniero Busco.

In più s'è avuta l'occasione di sentir spiegare dall'
avvocato Marazzita, ai cittadini non addentro alle pieghe del Diritto Penale nostrano, una cosa che m'ha fatto rabbrividire. In qualsiasi Paese al mondo ad eccezione dell'Italia, ed in particolare in Inghilterra, ogni richiesta di rinvio a giudizio non può prescindere dall'esibizione di prove! Tanto più per condannare.
Da noi non è più così!
Da noi sono sufficienti indizi!
Per la precisione bastano degli indizi, che abbiano il requisito della gravità, precisione e concordanza per essere rimandati a giudizio e, soprattutto, per essere condannati.

Ma questo è il meno!
La cosa ancora più preoccupante è che la
valutazione di tali requisiti (gravità-precisione-concordanza) è demandata unicamente al giudizio del magistrato, senza dover fare riferimento ad alcun criterio oggettivo.
Ergo: se si fosse stati in qualsiasi altra parte del mondo, anzichè in Italia, ha detto Marazzita, il processo contro Raniero Busco non sarebbe nemmeno iniziato.

Anzi, soprattutto nel caso di Raniero, il processo non ci sarebbe stato, perchè qui gl'indizi non sono neppure veri e propri indizi!

Gl'Italiani, poveretti, me compresa, tutti presi a reclamare la certezza della pena, non si sono accorti che alla nostra Dottrina Penale è stato scippato il requisito fondamentale: la certezza della prova e senza la certezza della prova, la certezza della pena diventa un'arma a doppio taglio, che può abbattarsi su teste innocenti come quella di Raniero!

Manuela Mori

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