giovedì 3 marzo 2011

TG5: "Quel capello fuori posto"

Un capello di Samuele, il bambino di 3 anni ucciso dalla madre Anna Maria Franzoni a Cogne, è stato trovato tra i reperti del delitto della contessa Alberica Filo Della Torre.
E così sarebbero collegati un omicidio avvenuto nel 1991 a Roma e uno avvenuto 11 anni dopo in Val D'Aosta.

E' evidente che non può che essere un errore umano.

Ma solleva un importante interrogativo:
quanto sono sicure le indagine scientifiche?

In questo caso a confondere per errore i reperti scientifici sono stati i consulenti della Procura di Roma, gli stessi per entrambi gli omicidi.
Per distrazione o per incuria qualcuno di loro deve aver trasferito un capello del bambino sulla vestaglia che indossava la nobildonna romana quando venne uccisa.

La tecnologia applicata alle tecniche investigative ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, permettendo di riaprire molti dei cosidetti 'casi freddi' archiviati per carenza di prove certe.

Se le analisi del DNA sono sempre più precise e quelle sui reperti, sempre più microscopici e vecchi, hanno costituito la svolta in molti casi di cronaca nera, il problema dell'affidabilità risiede sempre nella mano dell'uomo e quindi la possibilità di errore.

E' ciò che sostiene, per esempio, chi contesta la condanna di Raniero Busco, inchiodato dalla saliva sul corpetto di Simonetta Cesaroni. Biancheria intima conservata, o meglio dimenticata, in una semplice busta in un armadietto dell'obitorio.

E' saltata fuori 14 anni dopo.
Troppo tempo? Non per le possibilità della scienza.
Ma troppo forse per la meticolosità degli uomini.

Beatrice Bortolin per il TG5

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