giovedì 17 marzo 2011

Quell'applauso in aula di tribunale

E' il 20 gennaio, 6 giorni prima della sentenza di condanna a 24 anni, e l'avvocato della difesa Paolo Loria fa la sua arringa.
Che è parsa essenziale, decisa, convincete, assolutamente sufficiente nelle sue argomentazioni ad istillare il 'ragionevole dubbio' con cui non si dovrebbe condannare, in assenza di prove certe.
Ad un certo punto tocca un aspetto fondamentale nella vicenda personale dell'imputato, l'aspetto della sua collaborazione con gli inquirenti e della sua disponibilità verso gli accertamenti della giustizia.

E dice:
'... perchè Busco, ricordiamoci, poteva non farlo; si è sempre presentato a dare il sangue per fare le analisi, non una volta ma tre o quattro volte; si è sempre presentato a lasciare i campioni di saliva e non una ma tre o quattro volte, e poteva, essendo stato indagato, assolutamente rifiutarsi e forse, se si fosse rifiutato, non staremmo qui al processo davanti a voi...'

E qui scatta in aula un applauso spontaneo, fragoroso da parte delle persone del pubblico che sono venute per sostenere l'imputato e la sua difesa.

Ma, reazione emotiva a parte, questo aspetto è importantissimo.
Non si può ignorare.
In particolare la disponibilità all'acquisizione dell'impronta dentaria.
In molti sono convinti che senza la perizia sul presunto 'morso' non si sarebbe arrivati nemmeno al processo. Gli indizi erano pochi e insufficienti e senza l'impronta dentaria non ci sarebbero state argomentazioni per collocare Raniero Busco nella contestualità dell'omicidio. Non sarebbe stata considerata probante la perizia basata su fotografie dei segni sul corpo e filmati dell'epoca dove veniva ripreso l'imputato mentre parlava.
Non serve a nulla rimproverare l'ingenuità difensiva a consentire qualsiasi accertamento sulla persona dell'imputato, ma certo non ci può sfuggire una riflessione:

chi, sapendo di aver commesso un omicidio e, nel contesto omicidiario, sapendo di aver morso la vittima, pur potendosi rifiutare, avrebbe acconsentito a farsi prelevare l'impronta dentaria?

Gabriella Schiavon

3 commenti:

  1. sono in pieno accordo con Gabriella Schiavon e le sue considerazioni. Inoltre, anche se non è facile, Raniero lavorava all'alitalia anche all'epoca dei fatti, poteva decidere di espatriare dall'Italia per cercare un luogo sicuro dove vivere! come ha fatto Battisti? Ma è proprio l'innocenza che fa rimanere Raniero in italia, perchè sa di non aver commesso alcun reato!!!!

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  2. Buongiorno a tutti. Ieri sera ho terminato di vedere, da "Un giorno in pretura", le quattro puntate relative al processo che vedeva imputato Raniero Busco. E' certamente un processo indiziario ove mancano molti tra gli elementi fondamentali per stabilire "al di là di ogni ragionevole dubbio" l'assoluta colpevolezza del Busco. Se non subentreranno ulteriori elementi di prova a carico, credo che molto difficilmente in appello verrà confermata la sentenza di primo grado. Certamente dal 1990 ad oggi, durante i vari processi, molti errori sono stati fatti, alcuni clamorosi. A partire dai verbali degli interrogatori cui fu sottoposto il Busco dopo il ritrovamento del cadavere della Cesaroni, mai fatti o smarriti. Alle testimonianze non convincenti e spesso contraddittorie dei vari testi: Volponi, Caracciolo ed il suo fattore. Le amiche della madre dell'imputato, poi accusate dal PM di falsa testimonianza. POche certezze in questo processo ed il rischio che l'omicida possa ancora non avere un nome.
    Andrews.

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  3. giusto gabriella,tenuto conto che come dice Lavorino,questo morso e' solo un'ipotesi,ma potrebbe anche trattarsi di un pizzicotto,o di 2 strisciate dell'arma usata dall'assassino,e anche si trattasse di un morso l'arcata dentaria e' affibbiabile a migliaia di soggetti,senza tener conto che dopo tanti anni l'arcata dentaria di una persona puo'eccome subire variazioni.Troppe incertezze laddove invece ci vuole certezza.

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